Nel corso delle nostre frenetiche giornate piene di impegni ed obblighi lavorativi, familiari e sociali, spesso siamo portati a sottovalutare i segnali che il corpo ci invia a causa dell’accumularsi dello stress.
In troppe occasioni siamo soliti accettare, con pragmatica rassegnazione, eventi che generano in noi malessere ed emozioni dissonanti rispetto al contesto, quasi fosse qualcosa di ineluttabile, una sorta di tributo per poter continuare a vivere nel nostro tempo.
Una recente ricerca sul mondo del lavoro mostra come nel nostro paese circa 17 milioni di lavoratori siano affetti da una patologia rientrante fra i disturbi generati dallo stress cronico. Quasi un italiano su tre, quindi, si reca al lavoro ogni giorno rassegnato e conscio che dovrà affrontare l’ennesima sfacchinata, sopportando un carico di stress negativo che andrà a sommarsi ad una situazione sintomatologica quasi insostenibile.
Ansia, depressione, attacchi di panico ma anche emicranie, dolori cervicali, lombalgie, problemi digestivi e disturbi del sonno, solo per citare alcuni, sono i malesseri che affliggono molti lavoratori, i quali spesso sfociano in vere e proprie patologie invalidanti per il cronicizzarsi delle risposte organiche allo stress negativo. Purtroppo, vivere quotidianamente una situazione percepita come insostenibile o senza via d’uscita, può portare anche a gesti estremi, così come è emerso durante una ricerca effettuata su cavie da laboratorio alcune delle quali si lasciavano morire se arrivavano a percepire l’evento traumatico come inevitabile.
Il nostro paese dal 2008 si è dotato di una norma (D.Lgs. 81/08) il cui scopo è quello di tutelare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro per arginare il cd. stress da lavoro-correlato, recependo quanto stabilito in sede europea con l’Accordo dell’8.10.2004. Purtroppo, la norma è stata criticata da molti come l’ennesimo obbligo al quale sono sottoposte le aziende e non come una opportunità per migliorare l’ambiente lavorativo, per riorganizzare le strutture e le procedure, in un’ottica generale di crescita delle competenze dei propri dipendenti e del relativo benessere.
Non a caso aziende come Google (solo per citarne una fra le più famose), dove la persona costituisce un asset intangibile primario del proprio business, valutano il benessere dei propri dipendenti e collaboratori come un vantaggio competitivo, in quanto ridurre lo stress, assicura minore conflittualità, errori ed assenze per malattia, maggiore fidelizzazione, identificazione con i valori aziendali, predisposizione al lavoro in team, creatività ed inventiva. Poter diminuire lo stress ed incrementare le competenze individuali rientranti fra le cosiddette soft skills (gestione delle emozioni, mantenimento della motivazione, ecc), oltre ad essere un vantaggio per la persona, rendono maggiormente competitiva l’azienda in periodi di veloce cambiamento nei quali vi è la necessità di interpretare, conoscere e sfruttare correttamente l’evoluzione del proprio mercato di riferimento.
Oltre alle note tecniche di rilassamento, molte aziende utilizzano strumenti di biofeedback training formativo che permetto di valutare istantaneamente l'equilibrio psicofisico della persona, mediante l'applicazione di un software di analisi della variabilità cardiaca.
Il leader mondiale dei prodotti per il biofeedback e per le tecniche di utilizzo sulla persona e nelle aziende è il gruppo statunitense HeartMath. Negli ultimi trent'anni l'istituto di ricerca HeartMath ha effettuato ricerca scientifica sulle cause e gli effetti dell'accumulo dello stress negativo nei vari ambiti sociali - lavoro, famiglia, ecc.
In concomitanza è stata avviata l'applicazione pratica dei protocolli anti-stress presso aziende, enti statali, personale medico e paramedico, forze dell'ordine, militari e in favore di persone che sono sottoposte a enormi carichi quotidiani di stressor.
Negli Stati Uniti molte aziende ed istituzioni utilizzano i prodotti e le tecniche HeartMath per avere un miglioramento effettivo delle condizioni di lavoro e del benessere dei propri dipendenti.
Per approfondimenti si rimanda alla lettura di quanto pubblicato sul sito HeartMath.
https://www.heartmath.org/resources/downloads/science-of-the-heart/