Richieste eccessive, senso di impotenza, perdita di controllo, mancanza di riconoscimenti, assenza di equità, pressione sui tempi, senso di inadeguatezza ed emarginazione sono solo alcune delle sensazioni spiacevoli che possono manifestarsi nella vita quotidiana di un lavoratore.
Il rischio può nascere quando queste sensazioni si moltiplicano e cronicizzano diventando una costante nella propria giornata lavorativa, tanto da attivare uno stato di perenne allarme, che priva il lavoratore di energie preziose e lo getta in uno stato di incessante affanno ed impotenza. Le conseguenze negative sono facilmente immaginabili in quanto colpiscono inizialmente la sfera personale e quella sociale e, successivamente, quella lavorativa.
Lo stress da lavoro correlato viene sperimentato da tutti coloro che per inclinazione caratteriale o situazioni contingenti (il sommarsi di problemi familiari, economico-finanziari, sociali) sentono le richieste del mondo lavorativo superiori a quelle che sono le proprie capacità di fronteggiarle, con conseguenze nell’ambito fisico, psicologico e sociale.
In una recente ricerca condotta dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) emerge un’allarmante diffusione dello stress da lavoro correlato nei paesi dell’Unione che colpisce almeno un lavoratore su quattro. La spesa per questo fenomeno è molto cara: 240 miliardi di euro l’anno suddivisi in 104 per le cure mediche e 136 per perdita di produzione ed assenze per malattia.
Un sondaggio di opinione condotto sempre dalla stessa agenzia ha messo in luce che il 51% dei lavoratori intervistati ritiene che lo stress lavoro correlato è presente nel proprio luogo di lavoro, di questi ben quattro su dieci ritengono che lo stress non venga gestito adeguatamente all'interno della loro organizzazione.
Gli effetti del cronicizzarsi di queste situazioni di disagio lavorativo possono essere: isolamento, insicurezza, ansia, stati depressivi, stanchezza cronica, impulsività, rabbia, attacchi di panico, calo dell'autostima e del senso di autoefficacia, diminuzione dell'attenzione, disturbi della memoria, disturbi del sonno, problemi gastroenterici, dermatologici, cardiaci, respiratori, sessuali.
La conseguenza per le aziende è di avere lavoratori cronicamente stressati, vittime di patologie che ne limitano fortemente l’efficienza produttiva o, peggio, necessitano di periodi di astensione dal lavoro a causa dell’acuirsi delle malattie, spesso in concomitanza di scadenze importanti.
Assenteismo, malattie cicliche, infortuni per disattenzione, calo nella produttività, ma anche presenzialismo improduttivo, scarsa creatività, deficit nel risolvere semplici problemi lavorativi, nel lavorare in team o nel raggiungere gli obiettivi prefissati rappresentano le tipiche manifestazioni negative di personale stressato all’interno del tessuto produttivo aziendale.
Eppure molte di queste situazioni possono essere affrontate e risolte.
Non vi è bisogno per forza interventi invasivi sulla persona o sull’organizzazione aziendale, piuttosto occorre ripensare da un lato la cultura produttiva spostandola verso un nuovo “umanesimo”, e stimolare adeguatamente le naturali capacità psicofisiche mediante percorsi formativi che consentano di apprendere e mettere in pratica tecniche per innescare il rilassamento, i processi rigenerativi, migliorando nel comtempo la resilienza individuale, le performance fisiche e le facontà cognitive.